VOCI ALTE – TRE GIORNI A PREMANA

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I tre giorni a Premana di Renato Morelli, etnomusicologo e regista RAI (www.renatomorelli.it; www.ziganoff.it) sono la sera del 5 gennaio con la cavalcata dei Tre Re, la processione del Corpus Domini e il Past all’alpeggio Barconcelli. Tre giornate del 2010 con decine di ore di registrazione da cui nasce nel 2011 il film VOCI ALTE – TRE GIORNI A PREMANA. Dopo la presentazione a Premana nell’ottobre del 2011  (…per avere l’approvazione di tutti… dice il regista) il film nel corso del 2012-2013 viene presentato in numerose rassegne e concorsi nazionali e internazionali. Nel 2012 è vincitore del Gran Prix Golden Turon Ethnofilm di Cadca.

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 Il DVD del film con molti contenuti extra e con allegato un ampio saggio del regista sull’origine dei canti di questua natalizio-epifanici diffusi su tutto l’arco alpino  (come quello dei Tre Re premanese)  è stato pubblicato e presentato a Premana la sera del 6 gennaio scorso. Il prezioso volume, edito dalla Fondazione Levi di Venezia ed arricchito dal saggio di Angelo Rusconi  sui Vespri di tradizione orale a Premana è ora in vendita presso il Museo etnografico.

PREMESSA

dal saggio I tre Re di Premana – Note storico-etnomusicologiche di Renato Morelli

Questo saggio presenta gli esiti di una ricerca trentennale, iniziata alla fine degli anni Settanta in Trentino, proseguita poi in varie località dell’arco alpino (dal Ticino all’Istria veneta) e conclusa nel 2011 proprio a Premana, grazie al provvidenziale contributo del compianto Antonio Bellati (Bellati 2011). Una ricerca – condotta attraverso vari rilevamenti “sul campo”, alternati a mirate ricerche d’archivio (a Bologna, Roma, Bassano, Innsbruck, Londra) – che intendeva rispondere a un quesito peraltro centrale negli studi etnomusicologici italiani, e non solo: l’esistenza di eventuali fonti a stampa di un repertorio (come quello dei canti di questua natalizio-epifanici) largamente diffuso nella tradizione orale contemporanea. Un repertorio “di confine”, fra popolare e colto, scritto e orale, sacro e profano, sul quale la ricerca scientifica registrava all’epoca vistose lacune, nonostante numerosi studi in proposito.L’usanza della Stella risultava infatti largamente documentata dalla letteratura demologica ed etnomusicologica, spesso però in modo frammentario ed episodico. Quasi tutti gli studiosi ad esempio, concordavano nell’ipotizzare per questo repertorio una non meglio identificata “origine colta o sub colta”, risalente ad epoca precedente, con una relativa “discesa” veicolata dal clero, dalle confraternite o da altri movimenti religiosi; l’ipotesi era rimasta però vaga e indefinita, e in ogni caso mai indagata con sistematicità.

Studiosi e ricercatori che avevano descritto e documentato particolari varianti della Stella non erano riusciti a trovare fonti a stampa, cui poter riferire le numerose trascrizioni manoscritte riportate in seguito sui libretti domestico-devozionali o sui vari foglietti dattiloscritti utilizzati dai cantori (Ghidoli Sanga Sordi 1976; Gri 1982; Faganello Gorfer 1972; Secco 1987; Starec 1988). Così era successo puntualmente anche a chi scrive….

       

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